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Anno edizione: 2014
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Interessante riuscire ad approfondire delle sfaccettature della nostra storia molte volte ignorate, Barbero riesce come sempre a rendere la storia accessibile a tutti. Unico esempio ben riuscito di Public History
Che dire? un monumento della televisione alle prese con il suo lavoro di storico. Qui cancella in un libro la novella di fenestrelle salita agli onori della cronaca perchè reputato un lager dei savoia. Dopo Caporetto un altro inno alla verità ed alla storia. Quella vera.
Joseph Goebbels, ministro della propaganda del terzo Reich, le cui capacità di imbonitore sono fuor di dubbio,ebbe a dire:ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità. Perché ho pescato dalla mia memoria questa peraltro famosa citazione? Da alcuni anni un gruppo di storici, o meglio pseudo storici revisionisti, ma che si potrebbero anche definire neoborbonici, sta cercando di minare la già poca coesione nazionale con una pretesa verità, secondo la quale ai soldati del Regno delle Due Sicilie presi prigionieri dai garibaldini e dai piemontesi sarebbe stata riservata un sorte non dissimile da quella degli ebrei vittime dell’olocausto. Ci sono state pubblicazioni al riguardo, ma anche una diffusione capillare su Internet, che ho potuto verificare di persona e che mi ha lasciato piuttosto perplesso. Dico subito che non ho preso per oro colato le asserzioni di questi revisionisti, ma, considerato quanto di strano può accadere nel nostro paese, mi sono detto che una simile accusa, i cui elementi probatori in verità sono assai esili, meritava un approfondimento onde accertare la sua fondatezza. La perplessità è derivata sai dai toni accesi, sia confrontando i vari interventi, con numeri e notizie non concordanti. Tanto per citare un caso, l’Auschwitz del XIX secolo, l’antico forte di Fenestrelle, viene indicato sito a 2.000 metri di altezza, anziché a 1.200, e non credo si tratti di un errore, perché le temperature fra le due quote sono molto diverse e a quella più alta è molto più freddo, il che serve a giustificare lo sterminio, non solo per stenti, ma anche per la rigidità del clima, accampato dai revisionisti secondo i quali i soldati borbonici ivi rinchiusi - e sarebbero stati quelli che avevano rifiutato l’arruolamento nell’esercito piemontese –, coperti solo da camicioni di tela, sarebbero periti nel corso del lungo inverno. Alessandro Barbero, per quanto piemontese, è uno storico capace e coscienzioso e ha ritenuto necessario effettuare la verifica, da cui è scaturito questo saggio che, essendo fatto di tanti numeri e notizie probatorie capillari, può riuscire di non agevole e particolarmente piacevole lettura; tuttavia l’opera ha il pregio di smontare, senza ombra di dubbio, la teoria revisionista. A Fenerstrelle furono rinchiusi temporaneamente pochissimi soldati borbonici, ma non come prigionieri, bensì in attesa di destinazione, e in ogni caso non vi trascorsero l’inverno e se vi furono dei decessi questi furono solamente quattro e per malattia. Quindi, le persecuzioni, i maltrattamenti, il chiaro intento di dare la morte a questi sconfitti sono solo menzogne e la circostanza è di particolare gravità ove si consideri che l’intento mistificatorio è di dividere gli italiani, ancora poco uniti, e in un certo senso di contrapporre un meridione arretrato cronicamente a un settentrione visto come uno sfruttatore delle sane energie del sud. Simili pseudo storici, incapaci di supportare le loro teorie con un’analisi storica completa ed esauriente, hanno la possibilità di portare avanti il loro discorso secessionista solo perché siamo in democrazia, in cui vige quella stessa libertà di parola che se ritornassimo, come nelle loro intenzioni, ai bei tempi di Franceschiello, sarebbe totalmente proibita. Barbero, data l’importanza della questione, è stato ancora più scrupoloso del solito nel reperire le fonti e i documenti probatori, lavoro non certo facile, ma che costituisce il supporto indispensabile per dire con pressoché totale certezza che non vi fu alcun sterminio e che la teoria dei revisionisti si basa solo su chiacchiere e illazioni, senza che esista al riguardo il benché minimo elemento probatorio. Quindi I prigionieri dei Savoia è assolutamente da leggere, e non solo per conoscere un aspetto della nostra storia spesso trascurato, ma per non dare il minimo credito alle tante e irresponsabili voci presenti su Internet.
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