La morte in mano
di Ottessa Moshfegh
Un’anziana signora, rimasta da poco vedova, va a vivere in una casa isolata in mezzo al bosco. Una mattina, mentre porta a passeggio il cane, si imbatte in un bigliettino scritto a mano, che spicca sulla terra in una cornice di sassi disposti accuratamente. “Si chiamava Magda. Nessuno scoprirà chi l’ha uccisa. Non l’ho uccisa io. Qui c’è il suo cadavere.” La protagonista rimane profondamente scossa dall’episodio e non sa cosa pensare. Si è appena trasferita e conosce poche persone. Nella sua mente prima affiorano e poi si affollano, con crescente insistenza, varie congetture su chi sia questa Magda e su come sia andata incontro al suo tragico destino. Quando le sue supposizioni iniziano a trovare eco nel mondo reale, la curiosità si trasforma in paura e il mistero della nota si fa oscuro e minaccioso. Contemporaneamente, a mano a mano che seguiamo le sue investigazioni, cresce anche una sottile dissonanza, la sensazione che la nostra narratrice abbia perso il contatto con la realtà. E mentre le tornano in mente con prepotenza i ricordi della sua vita passata e del marito, ci troviamo ad affrontare la possibilità che, per capire Magda e la sua storia, ci sia una spiegazione più innocente, oppure una molto più sinistra, e che colpisca più vicino a casa. )
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